Partenza alla volta delle località più suggestive del delta del fiume Mekong. Il Mekong è uno dei più grandi fiumi del mondo con un percorso di 4880 chilometri tra Cina, Laos, Myanmar, Cambogia e Vietnam. Il delta è formato da innumerevoli canali e isole e si estende attraverso la gran parte del Vietnam meridionale fino alla Cambogia, costituendo delle risaie importanti per il paese e uno stile di vita particolare nelle case di legno su palafitta sull’acqua. La zona ha un’importante agricoltura nazionale e il 47% dei cereali del paese viene coltivato qui, principalmente riso. Arrivo all’imbarcadero e proseguimento a bordo di piccole imbarcazioni locali lungo i vari “canali” del fiume. Sarà possibile ammirare i tipici villaggi che costeggiano le sponde del Mekong. Pranzo nell’antica casa Ba Kiet. Una grande casa del 1838 a circa 15 minuti a piedi dal molo di Cai Be. La casa si distingue per i mobili in legno intagliato dall’influenza cinese con sculture in madreperla ed oggi è un famoso ristorante dalle specialità locali. Nel tardo pomeriggio trasferimento a Chau Doc (4 ore circa). Sistemazione in albergo e pernottamento.
Partenza in battello in direzione Phnom Penh. All’arrivo alla frontiera espletamento delle formalità doganali. Si continua la navigazione verso Phnom Penh. Trasferimento e sistemazione in albergo. Nel pomeriggio visita del Palazzo reale e della Pagoda d’argento. Caratterizzato dai classici tetti khmer e da ricche decorazioni dorate, il Palazzo Reale, con la sua struttura imponente, domina la città di Phnom Penh. Il palazzo mostra una notevole somiglianza con il suo omologo di Bangkok. Essendo la residenza ufficiale del re, alcune parti del complesso sono chiuse al pubblico. Il richiamo principale del complesso è la Sala del Trono, sormontata da una torre alta 59 metri ispirata al Bayon di Angkor e inaugurata nel 1919 dal re Sisowath. Molti degli oggetti che un tempo adornavano questa sala sono stati distrutti dai khmer rossi. Attraverso la porta settentrionale del complesso si accede alla Pagoda d’Argento che deve il proprio nome allo scintillante pavimento ricoperto da oltre 5000 piastrelle d’argento del peso di 1 kg ciascuna. Il tempio, noto anche con il nome di Pagoda del Buddha di smeraldo, venne edificato originariamente in legno nel 1892 durante il regno del re Norodom, il quale pare si fosse ispirato al Wat Phra Keo di Bangkok, e poi ricostruito nel 1962. La Pagoda d’Argento fu risparmiata dalla furia distruttiva dei khmer rossi che desideravano dimostrare al mondo esterno il loro interessamento per la tutela delle ricchezze culturali della Cambogia. Questo è uno dei pochi luoghi della Cambogia in cui si possono ancora ammirare autentiche testimonianze della ricchezza e dello splendore dell’antica civiltà khmer. La scalinata che sale alla pagoda è costruita in marmo italiano. All’interno, il Buddha di smeraldo, che pare sia stato realizzato in cristallo Baccarat, siede su un piedistallo dorato. Di fronte a questa si erge un Buddha d’oro a grandezza naturale, ornato con 2086 diamanti, il più grande dei quali, incastonato nella corona, pesa 25 carati. Realizzato nei laboratori del palazzo intorno al 1907, il Buddha d’oro pesa 90 kg. Lungo le pareti della pagoda sono allineati straordinari esempi di artigianato khmer, tra cui maschere riccamente decorate, usate nella danza classica e decine di Buddha d’oro. Sistemazione in albergo e pernottamento.
Partenza per Kompong Thom (solo autista, senza guida) attraverso suggestivi scenari della campagna cambogiana costeggiando il Tonle Sap con alcune soste lungo il tragitto. La prima è al villaggio di Skoun anche noto come “Spider ville” città dei ragni, diventato famoso per la peculiarità delle specialità culinarie locali, vale a dire ragni, grilli e cavallette fritti. Gli insetti sono tradizionalmente consumati da secoli dalla popolazione cambogiana, ma il boom dei ragni come forma di nutrimento è iniziato soprattutto dagli anni Settanta quando, sotto il regime dei Khmer rossi, la popolazione soffriva la fame. La seconda, nei pressi della cittadina di Kompong Kdei per visitare il vecchio ponte archeologico di epoca angkoriana: il ponte Spean Praptos che si trova sull’antica strada reale che univa Angkor a Beng Mealea. Restaurato dai francesi tra il 1964 e il 1967, il ponte presenta la classica struttura in arenaria a “falso arco” khmer. Lungo 87 metri, largo 17 ed alto circa 14, presenta 21 campate e attraversa il fiume Chikreng. Le rive del fiume nei pressi del ponte sono rivestite di blocchi di arenaria, per una lunghezza di circa 130 metri. Alle estremità presenta dei “nāga” vale a dire guardiani a nove teste. È il meglio conservato tra quelli costruiti dal grande sovrano Jayavarman VII tra la fine del XII secolo e l’inizio del XIII, nello sforzo di unire i principali centri dell’Impero Khmer. Arrivo a Siem Reap. Sistemazione in albergo e pernottamento.
Intera giornata dedicata alla visita del sito archeologico di Angkor con l’ausilio di tuk tuk per gli spostamenti. Si inizia con il monumento più celebre e più vasto del complesso: Angkor Wat, patrimonio mondiale dell’Unesco. Angkor è la rappresentazione del Monte Meru, il Monte Olimpo degli hindu dimora delle antiche divinità. Questo tempio costituisce la perfetta fusione fra ambizione creativa e devozione religiosa. I re-divinità dell’antica Cambogia cercarono di surclassare le strutture costruite dai loro antenati per dimensioni, scala e simmetria, culminando in quello che è ritenuto il più grande edificio religioso del mondo: l’Angkor Wat. Semplicemente unico, questo tempio presenta un sorprendente connubio di spiritualità e simmetria. L’Angkor Wat presenta molte caratteristiche che lo rendono unico tra tutti i templi di Angkor. La più significativa è il suo orientamento verso ovest. Simbolicamente, l’occidente rappresenta la morte, il che inizialmente indusse numerosi studiosi a concludere che il monumento dovesse essere originariamente un mausoleo. Tale idea era suffragata dal fatto che i magnifici bassorilievi furono concepiti per essere visti in senso antiorario, una consuetudine che si ritrova negli antichi riti funebri hindu. D’altro canto, Vishnu è una divinità spesso associata all’occidente, e attualmente è comunemente accettata l’ipotesi che l’Angkor Wat sia stato al contempo un luogo di culto e un mausoleo dedicato a Suryavarman II. Secondo alcune teorie le dimensioni dell’Angkor Wat sono proporzionali alle quattro ere (Yuga) della filosofia classica hindu. Pertanto, giungendo ad Angkor Wat percorrendo la strada rialzata fino all’ingresso principale e attraversando i cortili raggiungendo la torre centrale, dove in passato si trovava una statua di Vishnu, si compie metaforicamente un viaggio a ritroso nel tempo fino alla creazione dell’universo.
L’Angkor Wat è una riproduzione in miniatura dell’universo. La torre centrale rappresenta il Monte Meru, contornato da picchi più bassi a loro volta circondati dai continenti (i cortili inferiori) e dagli oceani (il fossato). Il naga a sette teste diventa un ponte-arcobaleno simbolico con cui l’uomo può raggiungere la dimora degli dèi. Anche se Suryavarman II concepì l’Angkor Wat come proprio mausoleo non fu mai sepolto qui visto che morì in battaglia durante una fallimentare spedizione per sottomettere i dai viet (vietnamiti). Continua la strada in tuk tuk per arrivare al tempio più bello del gruppo di Piccolo Circuito: Il tempio di Ta Prohm – il regno degli alberi. L’incredibile mescolanza tra gli alberi con I templi crea una differenza particolare con gli altri tempi. Nel pomeriggio, visita dell’Angkor Thom, della porta sud e dello spettacolare Tempio del Bayon, con i suoi più di duecento enigmatici volti, il tempio della leggenda del re ed il serpente, Pimeanakas, la zona dove era locato il palazzo reale, le splendide terrazze degli elefanti e del re lebbroso. Sebbene sia difficile immaginare un edificio più grande e splendido dell’Angkor Wat, va detto che Angkor Thom è, come struttura d’insieme, persino più interessante. La “Grande Città” fortificata di Angkor Thom ha davvero proporzioni epiche. L’ultima, gloriosa capitale dell’impero khmer, che occupa una superficie di oltre 10 kmq, portò a livelli ineguagliati il concetto di monumentalità. Fu infatti costruita anche come reazione all’imprevisto saccheggio di Angkor a opera dei cham, a seguito del quale Jayavarman VII (regno 1181-1219) volle che il suo impero divenisse inattaccabile. A dimostrare le sue intenzioni provvedono le formidabili mura così come l’ampio fossato che le borda, destinato a scoraggiare gli assalitori più determinati. Al culmine del suo splendore si ritiene che Angkor Thom, considerando anche la regione circostante, ospitasse una popolazione di un milione di persone. L’abitato si sviluppava intorno al Bayon, il suggestivo se non addirittura ipnotico tempio di stato, ed era protetto da uno jayagiri (muro di cinta a pianta quadrata) alto 8 m e lungo 12 km e da uno jayasindhu (fossato) largo 100 m. Si tratta di una classica rappresentazione monumentale del Monte Meru circondato dagli oceani. A catturare subito lo sguardo sono le porte, fiancheggiate da una monumentale rappresentazione dell’origine dell’Oceano di Latte con 54 demoni e 54 divinità impegnati in un epico tiro alla fune lungo la strada rialzata. Al di sopra delle porte, le torri incombono sul visitatore, mentre i magnanimi volti del Bodhisattva Avalokiteshvara osservano i territori del regno. Immaginate di essere un contadino del XIII secolo che si avvicina per la prima volta a questa temibile capitale: entrare da simili ingressi e trovarsi faccia a faccia con il potere divino del dio-re doveva essere sicuramente un’esperienza affascinante ma allo stesso tempo destabilizzante. La porta meridionale è la più apprezzata dai visitatori visto che è stata completamente restaurata e molte delle teste che la ornano (in gran parte copie) sono al loro posto. La porta si trova sulla strada principale che arriva ad Angkor Thom dall’Angkor Wat ed è perciò sempre affollatissima. Più tranquilli sono gli accessi a oriente e occidente, anche perché collocati al termine di sentieri sterrati. Al centro della cinta muraria si trovano i monumenti più importanti della città, tra cui il Bayon, il Baphuon, la Corte Reale, il Phimeanakas e la Terrazza degli Elefanti. Rientro in hotel per il pernottamento.
In mattinata visita del sito archeologico di Hariharalaya, la città pre-Angkoriana che fu sede dei Re Khmer del IX secolo. In questo luogo, oggi notocome Rolous, possiamo ammirare templi edificati con tecniche più rudimentali e primitive rispetto ad Angkor, ma ugualmente cariche di fascino. Fondata dal sovrano Jayavarman II agli inizi del IX secolo (802), Hariharalaya fu la prima capitale dell’Impero Khmer. Quest’area è situata 13 km ad est di Siem Reap e comprende 3 templi principali: Bakong, Preah Ko e Lolei. Il tempio Bakong rappresenta il primo imponente “tempio-montagna” della civiltà Khmer mastodontico Bakong, un “tempio montagna” la cui ripidapiramide a cinque gradoni si erge al centro di un largo canale che la circonda. Gli storici ritengono che una primordiale versione del tempio fu realizzata da Jayavarman III (835-877), predecessore di Indravarman I, come testimoniano i santuari presenti al piano terra, realizzati in mattoni con il tipico stile pre-angkoriano. Originariamente il complesso era protetto da un doppio canale esterno. Preah Ko (879) è il tempio dedicato ai genitori del sovrano Indravarman I. Uno dei primi templi costruiti nell’area di Rolous (2 anni prima del Bakong). Il tempio è caratterizzato da 6 torrioni-santuario – Prasat – orientati verso est, suddivisi in due allineamenti. I tre santuari disposti frontalmente, ciascuno dei quali con all’interno una statua di Shiva, sono dedicati a Prithivindravarman, Rudravarmandedicata e Jayavarman II (rispettivamente il padre, il nonno materno ed il predecessore di Indravarman I). La seconda fila di santuari è invece dedicata alle mogli dei sovrani. Il tempio Lolei Temple fu commissionato alla fine del IX secolo (893) dal sovrano Yasovarman I costruito su di un isolotto artificiale situato nel mezzo del bacino (Indratataka) e dedicato ai genitori ed ai nonni materni del sovrano. In pessimo stato di conservazione, dal 2016 questo tempio è sottoposto a lavori di restauro. Nel pomeriggio una escursione sul lago di Tonle Sap, denominato Il Grande Lago, durante la stagione delle piogge diventa il lago d’acqua dolce più grande del sud-est Asia. Al contrario, durante la stagione secca (novembre-aprile), il livello del Mekong scende e le acque del Tonle Sap River tornano a confluire nel grande fiume, garantendo alle regioni a valle l’approvvigionamento idrico necessario per la coltivazione del riso (e non solo). Il lago Tonle Sap è connesso al corso del Mekong dal fiume omonimo, il Tonle Sap River. Quest’ultimo, con una lunghezza complessiva di 120 km, confluisce nel Mekong proprio nel punto in cui sorge Phom Penh, la capitale della Cambogia. Quest’area rappresenta un eco-sistema naturale unico al mondo, caratterizzato da un’elevata biodiversità, tanto da essere classificata ufficialmente come Riserva della Biosfera dall’UNESCO (1997). Il lago Tonle Sap rappresenta il cuore pulsante della Cambogia: in quest’area vivono più di tre milioni di persone, molte delle quali nei caratteristici villaggi galleggianti o realizzati su alte palafitte, il cui sostentamento è garantito dall’abbondanza di pesce e dalla fertilità dei terreni limitrofi (Tonle Sap rifornisce di pesce più del 60% della popolazione cambogiana). Il sostentamento della popolazione locale (e di gran parte della popolazione cambogiana) si basa su un delicato equilibrio tra uomo e natura. Un paesaggio unico in cui l’uomo vive in simbiosi con l’ambiente che lo circonda. Si prosegue con la visita del villaggio galleggiante Kampong Pluck. In serata sarà possibile partecipare ad una cena con annesso spettacolo di danzatradizionale di Apsara. Sistemazione in albergo e pernottamento.
Prima colazione in albergo. Trasferimento all’aeroporto internazionale Angkor di Siem Reap e fine dei nostri servizi.